L’importanza di una forma di identità digitale è oramai assodata sia per ragioni di sicurezza ma anche di praticità del singolo cittadino, ed in particolare in virtù degli ultimi avvenimenti che hanno reso ancora più importante il compendio di tecnologie, ad esempio durante il Covid. Lo SPID, ossia Sistema Pubblico di Identità Digitale, rappresenta la principale forma di servizio di identità digitale da parte dello stato, per la pubblica amministrazione, ma la “fine” dello SPID appare sempre più come una forma di ipotesi concreta.
SPID, cambia tutto: ecco la sconvolgente novità
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale infatti presenta delle convenzioni che non sono state per ora rinnovate da parte dello stato, a partire dalla seconda metà del 2022, ma solo prorogate anche da parte dell’esecutivo attuale, proroga che però avrà validità fino al prossimo mese di aprile.
Le titubanze in merito ad un rinnovo di un servizio così diffuso ma non ottimizzato alla perfezione, sono legate ai costi tendenzialmente molto alti per lo stato.
Infatti lo SPID non è fornito in modo diretto dallo stato, ma attraverso alcuni provider, come ad esempio Poste Italiane, che ad ogni sottoscrizione effettuata dal cittadino “paga” una percentuale allo stato, percentuale che però non è stata considerata sufficiente. Oltre a tutto ciò molti considerano lo strumento ancora eccessivamente macchinoso e poco pratico per una larga fetta di cittadini.
Da tempo sta avanzando l’ipotesi che potrebbe portare ad una forma di strumento semplificato di identità digitale, come L’identità digitale nazionale, una forma più moderna di questo tipo, come tra l’altro è uno dei piani del PNRR, che incentiva proprio il concetto di digitalizzazione.
Fino ad ora comunque l’esecutivo non si è pronunciato in tal senso, anche se nelle prossime settimane i vari organi competenti saranno pronti a riunirsi per decidere il futuro dello SPID in quanto in mancanza di un accordo, sarà necessario un rinnovamento.
