Tema da sempre caldissimo quello relativo alla busta paga che indica non solo l’importo del dipendente ma è anche uno mezzo utilizzato dallo stato per erogare bonus oltre che gestire le detrazioni fiscali. Ad ogni “movimento” del governo in carica, le buste paga cambiano sensibilmente, sia strutturalmente che effettivamente, ad esempio dopo ogni legge di bilancio.
Busta paga, novità sul calcolo: ecco cosa cambia
La legge di bilancio infatti è una sorta di “piano generale” in merito alle spese che il governo si impegna ad effettuare l’anno successivo, e viene presentata ed ufficializzata tendenzialmente alla fine di ogni anno solare.
Il governo Meloni ha confermato in buona parte le decisioni dell’esecutivo precedente ma sono presenti comunque alcune modifiche sulle buste paga, ad esempio la rimodulazione delle detrazioni in busta paga, che viene modificata singolarmente per ogni fascia di reddito, ad esempio la prima soglia di reddito applicabile dalla detrazione che passa da 8.000 a 15.000 euro.
Per la seconda la soglia mutat da 15.000 a 28.000 euro e la componente fissa della detrazione passa da 978 a 1.910 euro.
Anche la terza fascia subisce un cambiamento con la soglia della detrazione che passa da 55.000 a 50.000 euro, mantenendo come per la seconda fascia la componente di cui sopra.
Va ricordato il nuovo del cuneo fiscale, che è stato mantenuto in buona parte al 2 % per tutti i redditi superiori a 25 mila euro l’anno, mentre per tutti quelli inferiori a questo importo sono applicati per tutto il 2023 delle percentuali pari al 3 % del cuneo fiscale, termine che identifica le imposte sul lavoro, da sempre una forma di manovra moltto richiesta e caldeggiata da molti.
Una percentuale maggiore significa per i redditi bassi, una busta paga leggermente più alta ogni mese, anche se si parla di importi non altissimi, collocati tra i 19 ed i 45 euro mensili, a seconda del tipo di reddito.