La storia della telecomunicazione italiana ha di fatto compiuto cent’anni da pochissimo, se si fa riferimento con questo termine all’uso “civile” del telefono, che ha avuto inizio nelle prime decadi den Novecento, e per molti anni a venire, oggetti come il gettone telefonico hanno costituito qualcosa di assolutamente indispensabile per l’ordinamento tradizionale delle telefonate.
Questo vecchio gettone telefonico vale un patrimonio: ecco quale
Il gettone telefonico, tipologia di oggettistica oramai considerata obsoleta ed in disuso da circa 20 anni, ha avuto un ruolo fondamentale per avere accesso ai tradizionali telefoni pubblici che funzionavano proprio a gettoni, almeno per buona parte del 20° secolo. Il gettone infatti per aspetto è simile ad una moneta ma non è qualcosa di dotato di valore economico, è più uno strumento che permetteva di usufruire di un tempo limitato di telefonata (il caratteristico “scatto”) quindi a fronte di conversazioni più lunghe, era necessario fare uso di un numero adeguato di gettoni.
Il costo dei gettoni non era fisso, ma opportunamente “aggiustato” dai livelli di inflazione. Sebbene la maggior parte di questi sono stati sviluppati dal 1959 fino al 1980 (ma utilizzati almeno fino agli anni 90, per poi essere sostituiti dalle tessere telefoniche), la storia del gettone telefonico italiano è nata nel 1927 con la prima forma concepita dalla Stipel, una delle prime società telefoniche del nostro paese.
I gettoni più rari appartengono proprio al contesto che va dagli anni 20 agli anni 40. Un esempio di gettone estremamente raro e prezioso è quello concepito dalla TETI, un’altra società telefonica che ha operato in Italia fino all’unificazione negli anni 60, che nel 1935 ha sviluppato in numero limitato questo esemplare in varie tipologie di leghe metalliche.
Il più raro è quello in foto, datato 1935 che ha un aspetto zigrinato ed ha un valore molto variabile a seconda delle condizioni di conservazione, da 30 fino a 250 euro.
