Cosa significa fare flipping immobiliare

Il mercato immobiliare in Italia si è lasciato alle spalle un anno indubbiamente complesso. Si sono ridotte le compravendite nel comparto residenziale, ma si sono mantenuti su numeri buoni, crescendo di trimestre in trimestre, gli acquisti a scopo di investimento.

Chiamarli in causa vuol dire aprire un vero e proprio universo, composto da diversi mondi. Uno di questi è il cosiddetto flipping.

Fare flipping immobiliare coinvolge un processo di acquisto e rivendita rapido di proprietà immobiliari, spesso in un breve lasso temporale, ed è quest’ultima caratteristica che rende tale attività così interessante.

Tuttavia questa pratica richiede non solo una valutazione precisa delle potenzialità di crescita e sviluppo di specifiche aree urbane (riguardo a questo argomento è interessante questo articolo di gromia.com che suggerisce in quali quartieri di Milano investire) ma anche una conoscenza approfondita delle quotazioni di mercato e delle sue evoluzioni.

Per avere maggiori certezze di fare affari, è necessario procedere per fasi. Scopriamo i dettagli di ciascuna di esse nelle prossime righe dell’articolo.

Le fasi del flipping immobiliare

Fare flipping immobiliare può comportare, come già accennato, vantaggi interessanti. L’importante, ribadiamo, è procedere con metodo e lo schema a fasi che stiamo per elencare permette di farlo.

Selezione dell’immobile sul mercato

La prima fase di qualsiasi operazione di flipping immobiliare è la selezione del giusto immobile sul mercato. Non mancano le soluzioni che si prestano bene. Tra queste è possibile citare, per esempio, gli immobili oggetto di pignoramento, ma anche quelli all’asta.

Se non si hanno competenze sufficienti nella selezione, la cosa giusta da fare è rivolgersi a professionisti competenti – considerata la centralità che gli investimenti immobiliari hanno nella strategia finanziaria di molte famiglie e single, le agenzie immobiliari si sono attrezzate creando delle divisioni ad hoc dedicate al flipping – in grado sia di trovare l’immobile giusto, sia di far partire le simulazioni utili a capire come potrebbe venire in caso di restauro.

Acquisto dell’immobile e lavori di ristrutturazione

Dopo lo step della selezione arriva la fase, delicatissima, dell’acquisto. In questo frangente, è fondamentale che l’aspirante acquirente sfoderi tutte le sue doti di tempismo e prontezza di spirito.

I tempi, trattandosi spesso di immobili all’asta, sono limitati e bisogna fare in fretta se si ha intenzione di aggiudicarsi l’immobile a cifre notevolmente inferiori rispetto a quelle medie di mercato.

Una volta formalizzato l’acquisto, si dà il via ai lavori di ristrutturazione. Una volta completati questi ultimi, si può iniziare a vivere in un immobile pagato relativamente poco e caratterizzato, lato interni e impianti, dal massimo della modernità e della personalizzazione.

Ovviamente nessuno vieta, se lo si desidera, di metterlo a reddito e di proporlo sul mercato delle locazioni.

Quanto si guadagna con il flipping immobiliare?

Chi valuta la seconda strada si chiede, per ovvi motivi, quanto si guadagna con il flipping immobiliare. Dare una risposta definitiva e univoca è impossibile. Ci sono troppi fattori in gioco, a partire dalle caratteristiche dell’immobile.

Si può parlare di una media, compresa tra il 10 e il 30%. In alcuni casi, se l’immobile viene rimesso a nuovo con risultati particolarmente interessanti dal punto di vista estetico e di risparmio energetico, si può arrivare anche oltre.

Altri consigli per non sbagliare

Il flipping immobiliare può rivelarsi una strada vantaggiosa, ma da approcciare facendo attenzione ad alcuni consigli pratici. Innanzitutto, vanno calcolate nel dettaglio le spese necessarie all’acquisto e alla ristrutturazione. Se il margine rispetto al prezzo di acquisto è soddisfacente, allora ne può valere la pena.

Altro aspetto rilevante è la scelta di una zona con buone potenzialità. Di immobili da recuperare ce ne sono numerosi, ma non tutti si trovano in contesti geografici interessanti.

Essenziale, per non sbagliare, è tenere d’occhio, per esempio, le scelte di chi decide di allontanarsi dalle grandi città per andare, complice anche lo smart working, a vivere in piccoli contesti

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