Ogni governo che arriva al potere deve fare inevitabilmente i conti con alcuni annosi problemi che spesso non possono essere semplicemente risolti ma solo “gestiti” come quello legato alle pensioni, nello specifico alle casistiche ed alle modalità che una nazione come la nostra non può che dover gestire in modo quanto meno “problematico” possibile. Andare in pensione nel 2023 sarà sensibilmente diverso rispetto al passato, anche se l’anno in corso costituisce sotto molti punti di vista l’ennesima fase di “transazione”.
Chi può andare in pensione nel 2023? Ecco la LISTA completa
Il governo Meloni, un po’ per scelta un po’ per necessità ha dovuto accantonare l’idea di una nuova riforma, quindi in buona sostanza le novità che permettono ad un lavoratore di lasciare il mondo del lavoro sono le medesime rispetto all’anno precedente.
Resta l’età pensionistica di 67 anni, indispensabile per chiedere la pensione di vecchiaia, anche se sono necessari almeno 20 anni di contributi.
Tra le altre forme di pensionamento spiccano quelle conosciute come “anticipate”, che data la situazione che permane nel nostro paese dal punto di vista anagrafico e demografico sono sempre più importanti: Quota 103 ha preso il posto di Quota 102 pur mantenendone il sistema con un funzionamento “misto” che fa ricorso sia ad un limite minimo di età anagrafica che di contributi, nello specifico 62 anni e 41 anni di contributi per poterne avere adito sempre sfruttando il meccanismo della “scala mobile” che permette di ottenere il primo assegno dopo almeno 3 mesi dalla richiesta accettata. Questa forma di pensionamento però non permette di ottenere un assegno troppo elevato, nello specifico il limite è di 5 volte la pensione minima pari a 2.818,75€ mensili fino al compimento dell’età pensionabile.
Prorogata Ape Sociale, una forma di prepensionamento orientatto a fornire un anticipo pensionistico a partire dal 63 anni d’età ed un minimo variabile di 30, 33 o 36 anni di contributi a seconda del tipo di lavoratore: Ape Sociale infatti può essere ottenuta se si è un Caregiver da almeno 6 mesi, un disoccupato oppure se si è inquadrati nelle mansioni gravose o ancora se si ha un’invalidità almeno del 74 %.
