Quante volte mangiare pasta durante la settimana? Ecco la verità

La pasta secca sulle nostre tavole

La pasta secca (o pasta industriale) è quella che compriamo abitualmente al supermercato in buste di plastica o sacchetti di carta. E’ composta esclusivamente di semola di grano duro. Ma esistono anche altri tipi di pasta: quella al mais, quelle ai legumi, o quelle formulate specificatamente per persone celiache (queste però rientrano nei tipi di paste speciali).

La pasta è tra gli alimenti energetici cercata e consumata dalla maggior parte delle persone. Dunque, è ricca di carboidrati.

Considerate che un solo piatto di pasta consumato con un cucchiaio d’olio e un po’ di parmigiano, ha più di 400 calorie. Tutti sappiamo pero’ che molto spesso si consuma la pasta con condimenti molto più calorici, come salsa. L’indice glicemico e il rapporto calorico e elevato non rende la pasta l’alimento migliore per una dieta.

Lo stile di vita incide molto sul consumo della pasta. Tuttavia, anche avendo uno stile di vita sedentario è possibile consumare una porzione di pasta di circa 80 grammi senza metter su peso.

Quanta pasta va consumata in una settimana

Andiamo alla fatidica risposta.

L’ideale sarebbe mangiare la pasta al massimo tre volte a settimana non superando i 70 grammi. Inoltre non bisogna consumarne più di una porzione al giorno, ed è preferibile mangiarla a pranzo e non a cena. Per quanto riguarda i condimenti, è preferibile aggiungere quelli  ricchi di fibre alimentari solubili piuttosto che quelli grassi.

Un altro consiglio è quello di scegliere un tipo di pasta con un indice glicemico più basso, e di consumarla nei giorni in cui si effettua maggior movimento fisico.

Un’altra buona abitudine è quella di consumare la pasta dopo un contorno ed evitare di aggiungere allo stesso pasto altri carboidrati come il pane o patate.

Basta seguire queste semplicissime “regole” in modo da potersi permettere il consumo di pasta tre volte a settimana, non solo per gli sportivi ma anche le persone più sedentarie.

Considerate, comunque, che la parola finale spetta al nutrizionista o al medico di base.

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