La storia del gettone telefonico del nostro paese segue quasi in modo parallelo quella di un altro oggetto oramai caduto in completo disuso da circa vent’anni, ossia la cabina telefonica, in quanto questi strumenti hanno operato in modo complementare per permettere la fruizione delle telefonate molto prima dell’avvento dei cellulari. Il gettone telefonico in senso generale costituisce un oggetto utilizzato per buona parte del secolo scorso ed oggi può valere anche cifre considerevoli.
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Si può suddividere la storia del gettone telefonico italiano in due fasi, la prima corrispondente al periodo pre seconda guerra mondiale, quando la diffusione era maggiormente rara ma non ancora centralizzata e fortemente dipendente dalle varie tipologie di commisioni di stabilimenti, che saranno poi unificate in nella SIP a partire dagli anni 60.
Proprio ad una di queste forme di società telefoniche, precisamente la Stipel, fondata nel 1924, si deve la creazione del primo gettone telefonico in assoluto, sviluppato in una forma “sperimentale” a partire dal 1927, distribuiti presso i visitatori della Fiera Campionaria di Milano.
Questi strumenti erano quindi non ideati per la diffusione che seguirà successivamente ma solo a scopo dimostrativo. Realizzati in bronzo, zinco oppure alpacca (una lega molto comune tra il 19° ed il 20° secolo utilizzata anche per altre forme di oggetti di metallo come le posate), rappresentano oggi una vera rarità ma anche un vero e proprio “reperto” storico, in grado di scaturire l’interesse di storici.
Il valore è ovviamente sensibilmente più elevato della maggior parte dei gettoni sviluppati successivamente. Un esemplare in bronzo vale dai 50 ai 100 euro, mentre i più rari sono quelli in zinco, che sono i più rari di tutti hanno un valore sensibilmente superiore, che per esemplari particolarmente ben tenuti possono significare anche importi superiori alle centinaia di euro, come quello in foto, che è stato messo in vendita per cifre non lontane dai 1000 euro.
