Poste Italiane da oltre 100 anni si fanno carico della maggior parte degli strumenti finanziari utilizzati nel nostro paese che corrispondono alla “famiglia” conosciuta come risparmio postale, principalmente nelle forme di libretto postale e buono postale.
Ecco quanto vale il libretto postale più raro che ci sia: FOTO
Il libretto configura la forma più semplice di strumento di risparmio, regolamentato e gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti e garantito dallo stato italiano che si occupa della gestione e fa da garante in caso di problemi.
Il funzionamento è analogo, almeno nella struttura, ad un qualsiasi libretto di risparmio anche se la funzione principale del libretto postale è quella di gestire e conservare il denaro accomulato e non quella inerente al guadagno di interessi progressivi come nel buono postale.
La diffusione del libretto è iniziata addirittura nell’Ottocento e durante questo lungo arco temporale resta una delle principali funzionalità impiegate dagli italiani per “mettere da parte” dei soldi. Aprire un libretto, così come gestirlo ed aggiungere denaro non ha costi, per questo motivo risulta essere compatibile con la maggior parte delle necessità della popolazione comune.
Oltre che alla tradizionale forma cartacea, tutt’ora esistente, da diversi anni esiste anche quello in forma digitale, ma per i collezionisti di documenti ed oggetti antichi un libretto postale in ottimo stato è assolutamente interessante.
Tra i libretti più rari spiccano quelli delle prime decadi del Novecento, anche se si tratta di oggetti considerati alla stregua di “antiquariato”, e non è sempre semplice definire uno più raro di un’altro.
Di sicuro il sottostante libretto postale che presenta ovviamente la tradizionale forma cartacea, risalente ad un titolare che lo ha aperto nel 1922, quindi più di 100 anni fa, ancora in ottimo stato e non “finito” costituisce qualcosa di estremamente raro, che infatti ha trovato una valutazione non lontana dai 250 euro.