Le lire italiane rappresentano molto di più della vecchia valuta utilizzata a lungo nel nostro paese, corrispondendo a qualcosa di molto più identitario che quasi immediatamente è stato rimpianto nella quotidianità comune. Le 10 lire corrispondono ad una delle forme di moneta più diffuse del nostro paese, anche se le origini di questo “taglio” monetario sono molto più antiche di quanto magari possiamo pensare.
Queste 10 lire valgono ben €25.000: ecco di quali parliamo. FOTO
Se nell’arco del periodo della Repubblica sono state due le tipologie di monete da 10 lire comuni, realizzate in lega di alluminio (Italma), il medesimo taglio aveva un valore ed un potere d’acquisto di livello rilevante, in particolare durante l’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Non a caso, numerose monete che fanno parte di questa forma monetaria hanno avuto un grande impatto economico e poi collezionistico anche perchè sensibilmente più rare e preziose di quelle successive.
Un esempio pratico è costituito dalla forma “Aratrice”, ossia un raffigurzione molto in voga tipica del nostro paese utilizzata uno specifico formato da 10 lire adottato per delle monete piuttosto preziose, coniate in oro.
La maggior diffusione ricade al 1910 e il 1912, mentre esemplari più rari sono stati coniati nel decennio successivo solo per i collezionisti.
Come quasi tutte le monete del tempo anche le Aratrice presentano il volto del re di turno, in questo caso Vittorio Emanuele III, che appare di profilo in tenuta da parata.
Sull’altro lato è ovviamente presente la figura femminile dell’aratrice, con tanto di valore nominale.
Emission molto ambita e ricercata dai collezionisti ma anche molto falsificata, la 10 lire Aratrice è riscontrabile realisticamente quasi unicamente negli esemplari del 1912, che valgono da 1000 fino a 8000 euro a seconda delle condizioni.
Quasi impossibile trovare le versioni sviluppate in poche decine solo per i numsimatici, che valgono oggi fino a oltre 25 mila euro.
