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La storia della monetazione italiana ha subito numerosissimi cambiamenti nel giro di relativamente poche decadi come risulta evidente dall’arrivo dell’euro, che in Italia come in gran parte del continente ha scelto di adottare dalla fine del 20° secolo, e tutta una sequela di nuove monete e banconote hanno iniziato ad essere utilizzate a partire dal 2002, riportando in auge il concetto di emissione come 5, 10, 20 e 50 centesimi.

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Anche la lira ha largamente usufruito di questa forma di taglio monetario, in modo particolare fino alla prima parte dello scorso secolo. I centesimi di lira hanno fatto parte della storia della monetazione italiana a lungo, anche se per ragioni anagrafiche oramai pochi possono avere qualche memoria di queste monete così datate.

Non sono così impossibili da trovare ma non sono tutte uguali e non hanno tutte lo stesso valore.

Un esempio sono i 50 centesimi che riportano il volto di Umberto I, che fanno capo a due annate specifiche di tiratura.

Umberto I resterà sovrano fino all’inizio del nuovo secolo prima di perdere la vita in un attentato all’inizio del Novecento.

Questi 50 centesimi sono stati sviluppati in due anni specifici, il 1889 e 1892, e sono entrambe praticamente indistinguibili se non ovviamente l’anno di coniatura.

Presente il volto del re di profilo su uno dei lati, circondato dalla nomenclatura  Umberto I re d’Italia, in basso l’anno di coniatura. L’altro lato è dominato dallo stemma di casa Savoia.

Il valore è in entrambi i casi molto importante anche se molto viene definito dalle condizioni della moneta, singolarmente parlando. Un pezzo ben tenuto vale almeno 250 euro, ma uno in stato eccellente di conservazione ne vale almeno il doppio.

La valutazione massima fa capo alle condizioni Fior di Conio, che possono far guadagnare fino a 800 eur per un esemplare del 1889 e 1000 per  uno del 1892.

50 centesimi

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