Il pesce è un alimento estremamente utile e diversificato anche se presenta la caratteristica di non essere facilissimo da conservare, ecco perchè con l’avvento del processo di inscatolamento accedere a varietà come il tonno in scatola costituisce un’opzione importantissima che statisticamente è molto gradita agli italiani. Tuttavia il tonno in scatola presenta la particolare caratteristica “poco gradevole” del mercurio, che ha portato molti ad evitare in toto questo alimento.
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Il tonno in scatola può contenere mercurio? “Attenzione”
Ma è vero che il tonno in scatola contiene mercurio? Assolutamente si, a dire il vero anche quello non in scatola, in quanto questo metallo pesante, nella forma più conosciuta e probabilmente anchhe più tossica contiene in quasi tutti i casi una presenza tenuta generalmente “sotto controllo” di metilmercurio.
Questo perchè il tonno in natura si ciba di altri pesci e di altri animali che a loro volta sono dei “serbatoi” di mercurio, che quindi viene “trasmesso” attraverso la loro alimentazione, anche se incide indubbiamente anche l’habitat dove il tonno viene pescato.
In Europa i livelli di mercurio sono sottoposti a soglie abbastanza stringenti regolamentati dalla presenza di 1 milligrammo per chilo sul peso fresco del muscolo di pesce, fissato dal Regolamento (CE) 1881/2006. Quasi tutti i campioni presi in esame dalle società alimentari evidenziano una presenza costante di mercurio seppur al di sotto della soglia, corrispondenti a 0,5 milligrammi per chilo, negli altri 2 si è posto tra 0,5 e 0,7 milligrammi.
Il tonno in scatola quindi contiene mercurio ma in quantità comunque “gestibili” da un corpo umano “sano”, mentre è assolutamente sconsigliato il consumo da parte delle donne incinte, in quanto il mercurio anche in quantità limitate, viene assorbito con facilità dalla placenta e può condizionare lo sviluppo neurologico del feto.
In generale comunque, a prescindere dal mercurio è meglio non abbondare con il tonno in scatola oltre le 2 volte a settimana.