Il formaggio definisce una categoria molto ampia e diversificata di prodotti dalla preparazione anche molto diversa dalle tipologie ma che in ogni caso fanno capo ad una categoria di prodotti caseari, ossia basati sulla lavorazione del latte. I formaggi non fanno “bene” o “male” in senso assoluto ma è innegabile che alcune tipologie sono meno indicate per il consumo abituale.
Quali formaggi fanno male? Ecco la risposta dell’esperto
Una nazione come l’Italia può vantare, un po’ come per poche altre realtà come la Francia, un compendio diversificato di prodotti caseari, molto spesso radicati nella cultura e che fanno parte di tradizioni anche ultra centenarie.
Le categorie sono molto diversificate, e spaziano tra i formaggi magri, che sono prevalentemente quelli freschi senza o con una ridotta stagionatura, fino a quelli più ricchi di sostanze nutritive.
Secondo la maggior parte dei nutrizionisti sono in particolare due elementi che portano una qualità di formaggio ad essere considerati poco salutari, ossia la presenza di sale e grassi in quantità.
Tra quelli meno salutari da questo punto di vista spiccano ad esempio, le sottilette che sono spesso costituite dallo “scarto” di altre forme di formaggio al quale sono aggiunti conservanti ed addensanti.
Tra quelli più ricchi di sale spiccano i formaggi stagionati, come il provolone, ma anche il pecorino, così come la groviera, la caciotta ed il gorgonzola. Altri elementi come il Parmigiano o il Grana padano sono mediamente ricchi di sale ma nelle giuste quantità sono assolutamente utili per l’organismo, grazie ad un apporto di nutrienti come sali minerali (calcio in particolare).
In genere i nutrizionisti indicano un apporto di 2 volte a settimana di formaggio nelle quantità non superiori a 50 grammi al giorno come “salutare” e sicura. Quantità maggiore causano un aumento della pressione ed un graduale e preoccupante aumento della massa corporea se il formaggio diventa un’abitudine.
