Se per i giovanissimi si tratta di oggetti praticamente sconosciuti e magari percepiti come “antichi”, fino a poche decadi fa i gettoni telefonici avevano una funzione fondamentale per permettere il tradizionale utilizzo delle telefonate, almeno fino all’affermazione della telefonia mobile. L’invenzione del gettone telefonico è stata quasi “necessari” proprio con il primo sviluppo e la diffusione capillare dei telefoni pubblici, in modo particolare con il secondo dopoguerra.
Quanto vale il gettone telefonico 7311? La risposta è sconvolgente
Le già presenti compagnie telefoniche che erano state concepite dagli anni 20, ritornarono attive con gli anni 50, e proprio la Stipel, una delle prime ad essere fondata, ha sviluppato il primo modello di gettone, nel 1927, ma anche la prima tipologia di cabina telefonica, risalente al 1956, installata a Milano.
I gettoni telefonici utilizzati più a lungo fanno parte della serie sviluppata dal 1959 al 1980 e sono stati utilizzati fino al 2001, anno in cui quasi tutte le cabine telefoniche a gettoni erano state sostituite da quelle alimentate a schede telefoniche oppure del tutto dismesse. Questi gettoni sono tutti riconoscibili dai caratteristici 4 numeri impressi su uno dei lati che fanno riferimento all’anno ed al mese di coniatura, una forma di tratto distintivo utilizzato fino alla fine della “carriera” di questi oggetti, che hanno poi ceduto il passo a forme di oggetti ad uso multimediale più pratici come le tessere telefoniche, anche queste poi divenute “Parte del passato” a partire dagli anni 90.
Il gettone 7311 quindi è stato coniato nel 1973, nel mese di luglio. Il valore è ovviamente corrispondente alla richiesta del mercato, dal numero di esemplari prodotti e dallo stato di conservazione, fattori sovrapponbili alle monete, quindi.
Un gettone 7311 vale da 5 euro (buono stato) a 15 euro (eccellente stato) in media, anche se alcuni esemplari particolarmente ben conservati e con delle particolarità specifiche, come errori di conio, possono essere tranquillamente valutati almeno 30 euro a “pezzo”.