Il burro è una delle forme di “condimento” ma anche basi preparatorie per cibi dolci e salati, nonchè una delle più antiche forme di “grasso” alimentare, a lungo considerate tra le forme più importanti ma anche “nocive” in senso assoluto nell’ambito alimentare, anche se di recente ha riottenuto meriti importanti. La quasi totalità del burro prodotto al giorno d’oggi proviene da grossi impianti che lo sviluppano sul larga scala. Essendo sviluppato in modo indiretto dal latte, presenta una regolare data di scadenza, ma il burro scaduto fa male?
Il burro scaduto fa male? Ecco la risposta sconvolgente
La data di scadenza recata sulla confezione del tradizionale burro fa riferimento ad una data di conservazione piuttosto aleatoria, in quanto per legge deve riportare la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.
La composizione di questo prodotto è infatti tendenzialmente semplice, essendo costituita in larga parte dalla parte grassa del latte e da una percentuale molto minore di acqua, tendenzialmente si tratta di un prodotto che se custodito accuratamente in frigorifero può anche durare per diversi mesi oltre la data riportata sulla confezione, addirittura fino a 7-8 mesi.
L’importante però e che la conservazione in frigo sia stata sempre “continua” in quanto se il burro è stato mantenuto “sempre” ad una temperatura minima di 4 gradi centigradi senza essere mai stato tolto dal frigo, la composizione non dovrebbe aver contratto problematiche. In caso contrario consumare burro è altamente sconsigliato, anche se trattandosi di un elemento derivato dalla lavorazione del latte è abbastanza facile verificare eventuali stati di burro avariato sia dall’aspetto che dall’odore.
In buona sostanza, no, il burro scaduto non fa necessariamente male, se opportunamente conservato, ed in linea di massima può essere utilizzato anche dopo diverse settimane se non ha un aspetto “strano”, ricordando che il consumo giornaliero di burro non dovrebbe superare i 10 grammi.
